venerdì 30 settembre 2011

L'utilizzo della rima nel testo poetico



La rima rappresenta un elemento portante della poesia, essa è una peculiarità spesso utilizzata ma facoltativa. Effigia l'unione di due o più versi che si concludono con parole eguali a partire dall'ultimo suono accentato. La presenza di rima è schematicamente raffigurata attraverso la strumentalizzazione delle lettere alfabetiche, finalizzate ad indicarne la tipologia e la denominazione.
In poetica i modelli utilizzati sono sei. Effettuando un'accurata esegesi di questi ultimi si può comprendere come siano soggetti ad un'attenta norma stilistica. In primo luogo, si rammenti la tipologia comunemente nota, ovvero la rima baciata, attraverso la quale la finale d' un verso coincide perfettamente con il termine di quello successivo. Il secondo caso è dato dall'utilizzo della rima alternata, alquanto semplice, in quanto i versi presentano rima in alternanza tra loro. La terza tipologia presenta un'elaborazione più complessa, quest'ultima è denominata rima chiusa o incrociata, la denominazione non è casuale, infatti, in presenza di quartine, il primo verso combacia con il quarto ed il secondo con il terzo. Per quanto concerne invece la rima incatenata, la minuzia dedicata alle voci conclusive d'ogni verso richiede una massima concentrazione, giacché il primo verso deve necessariamente rimare con il terzo, mentre il secondo a sua volta deve combaciare con il primo ed il terzo della terzina seguente.
Le ultime due tipologie di rima presentano un'eccezione nella loro rappresentazione grafica, ovvero, non necessitano d'essere raffigurate dall'utilizzo delle lettere maiuscole in stampatello come le precedenti quattro, in quanto non si basano sul combaciare delle voci finali dei vocaboli concludenti un verso, bensì sono rime presenti all'interno delle stesse strofe, elemento raramente noto e scarsamente utilizzato, ma secondo la regola poeticamente esatto. Queste ultime due sono la rima interna, denominata anche rimalmezzo e la rima equivoca, nel primo caso, la rima è presente nella metà del verso, posizione nota con il nome di emistichio, o più comunemente all'interno del verso, mentre nel secondo caso, la rima è formata da parole identiche ma dal differente significato.
A differenza di queste precedenti casistiche stilistiche, la rima annovera la sua presenza anche attraverso due forme imperfette, entro le quali le vocali e le consonanti occupano un protagonismo alquanto elegante sul testo. La consonanza palesa il fatto che le vocali presenti sul testo sono diverse mentre le consonanti sono uguali, inversamente a quest'ultima si ha l'assonanza presenta le vocali diverse e le consonanti uguali.
Graficamente i diversi modelli di rima si presentano in tal modo:
RIMA BACIATA : (AA, BB...)
RIMA ALTERNATA : ( ABAB, CDCD...)
RIMA CHIUSA O INCROCIATA : (ABBA, CDDC...)
RIMA INCATENATA: (ABA, BCB, CDC...)


Enrica Meloni
Licenza Creative Commons
Enrica Meloni, poetica della quotidianità by Enrica Meloni is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at enricameloni.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://enricameloni.blogspot.com/.

Struttura della strofa poetica



L’aspetto compositivo dei componimenti poetici è doverosamente circoscritto nella funzionalità della strofa, elemento tanto portante quanto irrinunciabile alla stesura del testo. La strofa si presenta strutturalmente come l’unione dei versi, i quali si presentano alla lettura attraverso la caratterizzazione di due eventuali forme, fissa o variabile, riguardante numero e tipologia, disposti secondo una schematizzazione ritmica, susseguita da una pausa. Il suo noto sinonimo è quello di stanza, meno utilizzato ma equiparabile nel significato. La strofa assume una sua predisposizione ad esser mutevolmente prestante dinnanzi a varie modifiche e revisioni stilistiche, una base alquanto versatile sulla quale estendere differenti e molteplici sistemi ritmici, scaturiti dalla creatività dell’autore. I sistemi metrici più comunemente utilizzati sono cinque, ciascuno dei quali presenta la sua eleganza stilistica. In primo luogo si rammenti il Distico, fondamentalmente basilare ma di raffinata efficacia.
Esso si compone di una sola strofa, bipartita in due versi, spesso, ma non sempre identici dal punto di vista metrico, al loro interno è previsto l’utilizzo della rima la qual è baciata. Si rammenti l’esistenza di una seconda variante, ovvero quella basata su endecasillabi, studiati sulla base della poetica francese, caratterizzata dallo schema in rima alternata, differente da quella precedentemente citata. Data la semplicità, il distico per quanto utilizzato sia, non è notificato tra i più menzionati, in quanto spesso per quanto elegante possa essere, esteticamente parlando induce la lettura verso un’ottica d’essenzialità, caratteristica probabilmente amata da chi s’approccia per la mia volta alla poesia, ma non da chi in quest’arte pretende l’estro sublime della ricercatezza.
La cultura anglosassone ne coglie l’essenza, in essa il distico è di consueto uso ed il Distico eroico, rappresenta una parte di poesia epica di pregevole fama. La seconda scelta poetica si riversa attraverso l’utilizzo della Terzina, estesa s’una rima incatenata, peculiarità della poesia allegorica e didascalica, formata da tre versi. Tradizionalmente il verso della terzina fu endecasillabo, ma attraverso la poesia del Pascoli, tale consuetudine subì un mutamento, nel momento in cui l’endecasillabo divenne novenario, nel quale il primo verso fece rima con il terzo ed il secondo con il primo verso della rima seguente. La terza tipologia di strofa è la Quartina, rinomato pregio poetico, comunemente riconoscibile e frequente nel patrimonio italiano. La rima presente è sostanzialmente alternata o in alcune casistiche anche incrociata, la loro composizione è formata da quattro versi comunemente si presentano con quattro endecasillabi o quattro settenari. Divergono da questa norma le emulazioni al mondo poetico greco, infatti, la Strofa saffica e quella alcaica sono strutturate nel seguente modo: nel primo caso si denotano tre endecasillabi ed un quinario mentre nel secondo caso vi sono due doppi quinari, un novenario ed un decasillabo. La Sestina è la tipologia di strofa più complessa, un adorno insieme di norme precise e corredate.
Essa è composta di sei versi, tra i quali i primi quattro a rima alternata e gli ultimi due a rima baciata, suddivisa in due tipi di strofa, il primo è detto Sestina Serventese o Ritornellato composta da due distici a rima alternata o incrociata e da un distico a rima baciata, utilizzati consuetudinariamente per trattare argomenti ironici e giocosi. La seconda opzione, verte sulla Sestina Lirica, una variante della canzone con sei stanze incatenate e parole-rima del tutto ripetute. La regola peculiare è la seguente : All'interno di una strofa le parole finali di ciascun verso non rimano tra di loro (ABCDEF) ma ritornano nei versi successivi secondo uno schema preciso chiamato retrogradatio cruciata: ultima, prima, penultima, seconda, terzultima, terza. Esempio: ABCDEF, FAEBDC, CFDABE, ECBFAD, DEACBF, BDFECA.
L’Ottava, è una strofa letteralmente composta da un numero di versi pari ad otto, tra i quali, i primi sei presentano una rima alternata, mentre gli ultimi due una rima baciata; uno schema potenzialmente avvincente nella cultura narrativa italica di natura epica e cavalleresca. Essa si differenzia dall’ Ottava Siciliana, la quale non presenta il distico a rima baciata, prendendo la denominazione di Ottava Toscana. La stessa tipologia di strofa a sua volte concepisce una derivazione, chiamata Ottavina, usata notoriamente nelle diatribe vocali. La stessa prevede che il prima verso debba riprendere l’ultima rima dell’ottava precedente. I modelli e le tipologie di rima saranno oggetto di argomentazione nel prossimo articolo, il percorso poetico, verterà sulla loro presentazione e su esempi concreti del loro utilizzo.
Enrica Meloni
Licenza Creative Commons
Enrica Meloni, poetica della quotidianità by Enrica Meloni is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at enricameloni.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://enricameloni.blogspot.com/.

Cronologia poetica





La poesia imprime a sé un aspetto poliedrico, il suo fine non è da ricercarsi nella sola necessità della piacevolezza del narrare, bensì si rammenti che, agli albori ebbe tra gli obiettivi preminenti quello d’esser mezzo d una trasmissione, non solo di fatti ed avvenimenti, ma anche esser uno strumento valido del tramandar aspetti antropologici e culturali d un determinato popolo. L’iniziale sua oralità, implicava un’implicita valenza d’ereditarietà intellettuale non indifferente. Fu, ai suoi primordi, una monopolizzatrice utile di lasciti morali e non, catalogatrice delle radici autoctone d una determinata discendenza. Un mezzo che tacitamente permise l’ereditarietà culturale d ogni singolo patrimonio storico. Il concetto par desueto, ma documentabilmente esso s’asserisce ad eventi empiricamente comprovabili, si ricordino i precursori della cultura contadina, citata nel precedente percorso, essa, incanalò in sé l’usanza del Canto a Batocco, una primordiale forma di poesia, caratterizzata dall’oralità e da una dialogica diretta, per mezzo della quale la comunicazione avveniva con ravvivante enfasi, giungendo poi ad un dibattito di scherno o rivalità. Per quanto ciò possa apparir teatrale, in realtà, diviene uno strumento, predisposto a dar rimostranza sul come la società dell’epoca appariva, elementi che si basano sulle usanze italiche, dal momento in cui tale forma poetica nacque proprio al centro della penisola. Ovviamente le reali origini della magnificenza di quest’arte sono assai più remote. Il XVIII a. C. diviene una valida datazione per far si che le popolazioni baltiche, residenti prevalentemente in Finlandia, divenissero i padri di questa tecnica comunicativa, già in tempi antecedenti al loro spostamento verso Mediterraneo, Grecia e al concepimento della civiltà Egea. I contenuti trattati nel loro poetare, riguardavano sostanzialmente prodezze di carattere epico, riferimenti di stampo mitologico, onorificenze eroiche, amorosità d’ogni sorta, compostezza verso il culto dei defunti, odi alla podestà genitoriale, alternate da un narrare spesso leggendario e mitico. Tali narratori ebbero la denominazione di Aedi o Cantori. I riferimenti alle collocazioni storiche dello sviluppo, sono contenuti negli excursus del pensiero d’illustri intellettuali, i quali fecero del classicismo, una disciplina alquanto soggetta ad importanti esegesi. Plutarco nel 120 a.C., studioso dell’ellenismo e società romana, fece le sue constatazioni a riguardo, così come al pari di esso, le fecero Gian Battista Vico, collocabile tra il 1668 ed il 1744 e Michel de Mountaigne, vissuto tra 1533 ed il 1592. Entrambi furono concordi sulla stesura dei massimi poemi omerici, ovvero l’Iliade e l’Odissea, le quali, a parer delle loro teorie le vicende narrate, non furono da addebitarsi al territorio greco bensì accaddero nella zona baltica. Altro elemento sorprendentemente opinabile è che venne da essi sostenuto anche il fatto che lo stesso Omero, non avesse la paternità delle opere, ma che queste ultime invece, fossero stare redatte da diversi scrittori, dal momento che presentavano una differenza di cinquant’anni l’una dall’altra. La contemporaneità dona conferma a queste teorizzazioni, un emblematico sostenitore della tesi plutarchica è il Prof. Felice Vinci, il quale ha dato un netto contributo allo studio della poetica nei secoli, grazie ad un approfondito percorso di studi rivolto alla questione Omerica, un iter che in un decennio ha generato rilevanti scoperte che non smentirebbero i suoi predecessori. L’avvento della stesura scritta dei testi poetici, fu succeduto dalle figure Rapsodiche, le quali facendosi garanti dell’apprendere a memoria i testi scritti, furono soliti apprenderli con l’invidiabile capacità di lasciarli invariatamente immutati. Il mutamento e l’interpretazione delle scritture avvenne per mano dei Cantastorie, dei Cantori e dei Menestrelli, plasmate da questi con un diverso utilizzo, sonorizzato in ballate e teatralità. Fattori che poi vennero ereditati nella molteplicità delle territorialità. Menzionando realtà più recenti, si appura che i paesi anglosassoni, sono tuttora conservatori della modalità orale, resistente emblema d un patrimonio linguistico mai decaduto ma
rafforzato nei decenni. Un flashback del passato, conduce questo percorso cronologico verso l’epoca romana, periodo alquanto raffinato per l’arte poetica, dal momento che questa presentava una sua consolidata struttura stilistica già avviata. Essa era di carattere quantitativo, ossia, basata sull’alternanza tra sillabe lunghe e brevi, diffusasi attraverso il metro dell’esametro. Tutto ciò manifesta le basi salienti sulle quali l’evolversi di quest’arte avvenne. Il percorso temporale presenta altri contesti ed altre epoche, infatti, successivamente all’XI secolo, il volgare, che in un primo momento fu una forma dialettica, parlata dal popolo, divenne poi un idioma letterario, che inglobò tutte le metamorfosi degli stili e delle tecniche poetiche. L’Italia, patria dantesca, afferma tale arte, come mezzo d’intrattenimento letterario in forma scritta. In aggiunta, non ci si scordi dell’ascesa della poesia Burlesca, collocabile al 400’. Nel XIX secolo, la nascita del concetto artistico di questa stessa arte, incentiva un ulteriore mutamento, le schematiche metriche, le varie norme stilistiche decaddero gradualmente, riversando l’attenzione del far poetica, verso canoni più libertari, nei quali il verso sciolto prese il sopravvento, eliminando persino l’utilizzo della rima, e comparando la stesura nella massima espressione spirituale della libertà individuale. La contemporaneità per quanto sia ispirata all’evasione dai dettami severi della metrica, spesso conduce la stessa poesia a decadere nel mero baratro di versi, i quali eccessivamente liberi, rischiano d’esser pura e netta prosa e mai pura e sincera poesia. Un viaggio tortuoso, metamorfico e adorno d’innovazioni, accostato però da un’enigma, esisterà ancora l’epoca nella quale la poesia possa restar tale e non esser una mera emulazione di se stessa?




Enrica MeloniLicenza Creative Commons
Enrica Meloni, poetica della quotidianità by Enrica Meloni is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at
enricameloni.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at
http://enricameloni.blogspot.com/.


La poesia e le sue origini

La poesia è una forma espressiva che annovera in se molteplici peculiarità, quelle che primeggiano sono l’istinto d’enunciare ciò che si desidera intendere e la condivisione comune dell’emozionalità che si brama comunicare. Affinché si possa poetar occorre in primo luogo posseder un convincimento, ovvero quello di incanalare le percezioni di ciò che circonda l’autore entro un conseguente desiderio di poterle narrare e condividere con chi si capacita di carpirle. La sensibilità, intesa non come sinonimo di fragilità emotiva bensì come percettibilità dei sensi, conduce l’autore ad un percorso costruttivo. L’approccio poetico decadrebbe qualora non fossero presenti questi elementi, radicati implicitamente nella stessa motivazione che conduce l’individuo ai fraseggi

Il componimento poetico, se privato d un reale soffermarsi all’analisi della realtà, non sarebbe da definirsi tale, bensì decadrebbe in una mera trascrizione di strofe pregne di formalità, aspetto quest’ultimo che in ambito poetico dovrebbe esser omesso dal momento che corroderebbe i contenuti d una perdita di spiritualità. Occorrerebbe che si riflettesse alquanto sulla reale sensazione che l’autore possiede nel rapportarsi all’esistenza, qualora quest’ultima desse ad esso svariate motivazioni sulle quali comporre, in quel caso, sarebbe fattivo estender delle stesure e comprender se queste siano benefiche ed appaganti dal punto di vista morale. Qualora lo fossero, l’innata propensione a questa sacrale forma espressiva, proseguirebbe attraverso un iter di naturalezza e comunicabilità proporzionalmente lineare. Occorrerebbe sfatar lo stereotipo dello scriver come pretta consolazione d’inappagamenti esistenziali, poiché essa invece è un evidente opposto: emergente segno d un esistere attivo e concentrato sugli eventi, e ciò avviene solamente attraverso un’empirica vitalità, ergo impossibile esser mentalmente dormienti e demoralizzati, giacché se così si fosse non s’accederebbe al reale piacere degli avvenimenti.
La poesia è una materna arte, concepente in sé riflessioni, narrazioni, epistolari ed osservazioni che divengono un arguto sussidio per l’esercizio individuale della propria mente, oltre che esserlo anche per la sfera emotiva. Tale artisticità è da collocarsi originariamente in una collocazione storica alquanto remota. Si consideri che la forma scritta è una documentabile derivazione di quella che fu invece la poesia verbalizzata. Infatti, gli albori poetici si basarono sostanzialmente s un’oralità che precludeva la conoscenza dei versi a memoria, tramandati e recitati, pertanto spesso reinterpretati e mutati involontariamente, segno che la stessa poesia sia un far personale, soggettivamente basato sulla propria presa di conoscenza del reale. La sua etimologia derivata dal verbo greco pòiesis, rimarca la doverosa creatività dell’autore, un fare d’entusiasmante produzione, spesso derivata dai dettami ispiratori d’antiche divinità: le Muse, eteree figure atte a far sì che il poeta divenisse l’intermediario per eccellenza, un mediatore tra l’empirico e l’oltre divino. Un eletto umano che in sé potesse percepire il mondo attraverso un’ottica differente, non da semplice testimone, ma da individuo, vivo d una trascendenza oltre l’ovvio. Le origini della produzione poetica sono spesso collocate all’ingegnosità greca.
Anche il patrimonio mitologico né annovera tale paternità: il mito di Ermes, pone in risalto un simbolismo alquanto insolito quanto interessante, ovvero la presenza d un infante il quale provocando l’uccisione d una tartaruga, va ingenuamente ad appropriarsi del suo carapace, affinché forandolo ed adornandolo di corde, potesse generar dei suoni, cantando cosi le gesta del sommo Zeus e della sua amata madre. Un racconto apparentemente surreale, ma intriso di riflessività, giacché nel suo racconto sono poste in evidenza i due aspetti focali: l’individuo che giocosamente trasforma e crea un qualcosa e lo stesso che riesce ad esprimere il risultato della stessa creatività in un canto, plasmandola fino al raggiungimento dell’altrui attenzione. Ciò spiega implicitamente come la poesia esistesse ancor prima della scrittura, esse sono condivisibili, ma non congenitamente originarie. Vi sono aspetti spesso poco noti ma reali.
I primi propulsori della poesia non sono tanto da ricercarsi nel classici modelli letterari che convenzionalmente appaiono nei manuali didattici, giacché esistettero anche altre insolite realtà scarsamente trattate ma effettivamente matrici di questa nobil arte dell’animo. I canti contadini, furono un concreto repertorio poetico non sottovalutabile, sviluppatosi in diverse civiltà ed epoche, povero di metriche ma ricco d’essenza liberatoria. Nei prossimi articoli ci si addentrerà attraverso un percorso storico, per mezzo del quale sarà possibile conoscere e valutare la metamorfosi che la stessa poesia ha avuto nel decorso dei secoli.

ENRICA MELONI

Licenza Creative Commons
Enrica Meloni, poetica della quotidianità by Enrica Meloni is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at enricameloni.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://enricameloni.blogspot.com/.

Metonimia e Sineddoche, eleganti sostituzioni

Le concordanze di continuità logica e materiale tra vocaboli sono corredate attraverso l’utilizzo di figure retoriche specifiche, atte alla sostituzione di parole con altrettante che possano enunciarne lo stesso significato relazionale. Una figura determinante è la Metonimia, ovvero una figura di spostamento semantico basata sul nesso d’affinità logica o materiale tra il termine originario e quello traslato. L’utilizzo di tal figura comporta ad un’evidente sostituzione di un termine con un altro, apparentemente differente, ma decisamente indicante la medesima cosa. Tale procedura può esser circoscritta in diverse casistiche, tra le quali i più frequenti esempi: un’autore inteso con la citazione del nome di una sua opera, l’oggetto riconosciuto attraverso la citazione della materia dalla qual è composto, il concreto con l’astratto e viceversa ed anche laddove un enunciato sostituisca la causa con l’effetto e viceversa. Modelli semplificanti la comprensione della figura trattata sono da ritrovarsi nel comune linguaggio quotidiano, esempi banali ma d’efficace apprendimento. Vedasi affermazioni come: “L’acquisto di un Caravaggio” oppure “invito a bere un bicchiere”, in queste è nota la sistematica necessità di sostituire un soggetto ed un oggetto con un nome ed una materia, capaci di condurre il lettore ad uno spontaneo riconoscimento immediato del vocabolo di base. Analogamente alla metonimia, la poetica italiana, annovera tra le sue ricercatezze stilistiche anche una seconda figura retorica, denominata Sineddoche, a differenza della prima, quest’ultima piuttosto che rappresentare una vicinanza causale, temporale o spaziale, indica la relazione di maggiore o minore estensione, presentandosi in casi in cui mostra il genere per la specie, il singolare per il plurale e viceversa o la parte per il tutto, esempi frequenti “ puerpere madri” o “ due ruote, inteso come motocicli o biciclette”. Date le due citate figure retoriche, la poesia include anche una terza, denominata Sinestesia, questa è la Sinestesia, una caratteristica forma metaforica per mezzo della quale sono associati termini appartenenti ad ambienti sensoriali differenti, esempi specifici sono: caldi echi, nclusione implicita del tatto e udito, gelide foschie, palese riferimento al tatto ed alla vista. Il poeta se ferrato in materia, riporta sul componimento un arricchimento stilistico non indifferente, armoniosamente musicato dalle sonorità percettive che queste tre figure si capacitano di porre al testo.




Mai vedesti l’acre scure che sguainò dinnanzi al costato dei
mortali.

Luminoso ferro, puntato, smaniosamente rivolto sui seni
delle materne puerpere.
Infanticidio sul soleggiato suolo d’una piangente argilla.Esangue di porporeo lamento fu il grido delle mute madri.Bellicosa corsa dei latini armamenti, criterio impudico d’un
acre editto.
Strage d’innocenti, dai quali infanti gemiti trapelò la
ferita dell’ingiustizia.
Amara luce sui loro volti, circoncisi di silenzi verso un
vivere negato.
Figli d’un Erode
moribondo in pietà ed onore.
Orfani di dignità, reduci da un mondo che a loro mai diede
culla.

Enrica Meloni

Licenza Creative Commons
Enrica Meloni, poetica della quotidianità by Enrica Meloni is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at enricameloni.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://enricameloni.blogspot.com/.

Implicitamente tacita sii tu Aposiopesi

Ogni dialettica presuppone i suoi strascichi interpretativi, giacché diviene possibile che i costrutti della logica grammaticale annoverino in sé un corpo stilistico basato sulla libera ed immaginaria interpretazione del lettore
Modello peculiare di tale caratteristica è l’Aposiopesi, figura retorica, utilizzata nella composizione poetica affinché ci si capaciti di conceder al lettore un margine d’inventiva su ciò che accade nei fatti narrati durante la stesura dei versi.

Un metodo presente anche nella comune e nota narrativa, nelle consuete prose, attraverso le quali l’enigma dell’epilogo diviene protagonista portante del racconto.
Tale figura, sinonimo di sospensione e tacere, è rimarcata anche attraverso il concetto di sospensione, una denominazione appropriata ed attinente giacché comporta al fatto che la fase discorsiva sia interrotta dall’autore, esprimendo implicitamente una propria volontà di evitar il seguito del discorso o di non poter in determinati casi estendere la narrazione degli eventi. In alcune casistiche il lettore diviene l’interprete d un finale mai comunicato, ma spesso è l’autore medesimo, il quale nonostante l’interruzione narrante, riesce a far trapelare il continuo dei fatti, inducendo colui che legge a diventar anch’esso conoscitore della conclusione. Una tecnica avvincente dinnanzi all’esercizio emotivo del lettore, il quale si trova coinvolto in un percorso emotivo, intrigato ed appassionato dalla connotazione di quel finale tanto ambito quanto sconosciuto. L’Aposiopesi enumera una concatenazione d’attese, di suspence, che appaiono, in realtà espresse tra le righe del componimento, puntualizzate dall’evidenza d una causa che inevitabilmente andrà a concepire un determinato effetto. Essa è simile all’ellissi, ma diverge da un aspetto rilevante, in altre parole, mentre nel primo caso si riscontra la soppressione di un elemento presente in una frase, in presenza d’aposiopesi invece per quanto sia indubitabile un’interruzione, si verifica una migliore prerogativa emotiva. L’arcaicità delle commedie greche ne divenne portatrice, si citino Menandro e Aristofane, induttori d un pubblico abituato ad intendere dalla più severa ira dei personaggi alla più incalzante oscenità. Un interrogativo maestro, seducente, accattivante, chiave di riuscita presente anche tra i vocaboli d un erotismo vigente tra i versi nei casi in cui, la censura apparente sfoggia comunque i fondamentali parametri per comprendere ciò che accade. Una retorica dal tratto femmineo, d una tentatrice opera, estesa e protratta in un unico obiettivo, ossia, conquistar l’attenzione del lettore. Un banale “ se avessi potuto incontrarti…” diviene decoro raffinato di un concepir una trama nella trama, coadiuvate da svariate interpretazioni e comprensioni, singolarmente interessanti nel medesimo tempo. Aspetti più formali sono riscontrabili anche in autori come il Manzoni: "E questo padre Cristoforo, so da certi ragguagli che un uomo che non ha tutta quella prudenza, tutti quei riguardi...". La poetica odierna gioca soprattutto sull’utilizzo d un condizionale, tempo perfettamente compatibile sul lasciar intendere ciò che avrebbe o potrebbe accadere.



Tu effimera, manipolatrice, scostumata nudità, riversi in lui ciò che seiSe i seni tuoi sollazzassero il suo sguardo in roventi essenze.Umori di gemente estasi, cibaria innominata sulla pelle sua.
Se t’avesse veduta cinta d’organze austere sul talamo del tacito silenzio.
Ogni vocabolo avrebbe mutato il suo nascer in dolenti ed intensi gemiti amatori.Tu, plebea, ingorda meretrice, se avesti giaciuto tra le sue lacrime, leggendari evento.
Nota tra le anonime false vestali, ammiraglia d’orgasmi perduti.Saresti diva d’ogni lauto pensier.Se fossi stata sua ombra, di non solo asfalto le vie sarebbero ricolme.

Enrica Meloni
Licenza Creative Commons
Enrica Meloni, poetica della quotidianità by Enrica Meloni is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at enricameloni.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://enricameloni.blogspot.com/.

Affine all'iperbato fu l'anastrofe

Il percorso d'analisi sugli stili presenti nel testo poetico, riversa la sua presenza dinnanzi alla ricerca d'enfasi all'interno dei periodi componenti una stesura. La strumentalizzazione ragionata dell'utilizzo retorico diviene forma d'arricchimento stilistico, un corredar d'eleganza e di completezza in forma e contenuto.

Una delle tipologie salienti del ricorrere alla figura retorica si riscontra nell'Anastrofe,norma alquanto classicheggiante, frequentemente nota nella poetica italiana.Essa s'esprime attraverso un'anteposizione dell'ordine ordinario di un gruppo di termini successivi, non implicando l'inserimento d un inciso tra i termini, peculiarità concernente invece l'Iperbato, il quale invece comporta lo spostamento di un enunciato all'interno di un sintagma, ovvero mentre nel primo caso i vocaboli sono invertiti subendo uno spostamento di posizione dalla loro collocazione all'interno della frase, nel secondo caso invece lo spostamento avviene con l'aggiunta di un vocabolo capace di mediare tra i due, creando così una funzione logica. Tali inversioni riguardano alcuni nuclei, quali sono: il binomio verbo-complemento oggetto, sostantivo-complemento di specificazione, soggetto-verbo. L'inversione erge la sua matrice fondante dalla latinità, infatti, la principale caratteristica è quella nella quale il verbo d un periodo logico si trova allocato al termine di una frase. Per quanto apparentemente possa dar un impatto contorto durante la lettura, in realtà si evince che l'anastrofe sia un elemento preponderante di ricercatezza compositiva, una giocosità letteraria, alquanto costante nelle produzioni italiane. Tale peculiarità è comparata anche nelle culture meridionali della penisola, le quali possiedono una ramificazione d'idiomi dialettali che precludono il posizionamento della forma verbale alla conclusione della frase. Ad esempio, in Leopardi: Allor che all'opre femminili intenta sedevi, assai contenta (Canti, A Silvia, 10-11) si riscontra la classicità dell'anastrofe, palesemente affine con l'iperbato ma non identica come spesso s'incombe credere erroneamente. « ... A noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura » (Foscolo, A Zacinto), evidente iperbato, dal momento che fra i termini vi è un inciso mediatore. Etimologicamente definito " passato oltre", l'utilizzo dell'iperbato non concilia totalmente con l'inversione, aspetto portante dell'anastrofe. Il tutto diviene uno sconvolgimento estetico tanto ritorto quanto singolare. Un algebrica equazione simbolica, dalla quale nelle sue apparenti incognite si giunge ad un risultato, il quale in tal caso si mostra seducente.

A lui fu ardor d una bramosa arsura di beltà femminea.

Struggente annoverar d'anticate proiezioni furtive di quel che rimuginò.

Speranzoso dinnanzi all'analessi dell'anima, a lui ferì un pianto d'iraconda tristizia.

Ad esser oppresso dal remoto esser stato fu egli nel suo inconsolato pensar.

Deleteria a lui venne la mano della solitaria sorte.

Arreso alla turpitudine dei giorni, di coraggio tremante nella nostalgia permeò.



Enrica Meloni

Licenza Creative Commons
Enrica Meloni, poetica della quotidianità by Enrica Meloni is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at enricameloni.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://enricameloni.blogspot.com/.

L'Allegoria

Il percorso verso la conoscenza dell'utilizzo delle figure retoriche nei componimenti poetici procede attraverso l'approccio con l'Allegoria. Il ricorrere a tale figura concede all'autore di esprimere un concetto o una parola pur non appuntandola nel suo modo convenzionale, ma riuscendo nel medesimo tempo
ad esprimerla attraverso vocaboli diversi che ne delineano lo stesso significato. Tale norma espressiva comporta al fatto che la stesura d un testo presenti trasformazioni di nozioni astratte o concetti morali in immagini solitamente suggestive. Il termine Allegoria di per sé significa " scambio", giacché è palese la sostituzione terminologica dei termini pur lasciando che il significato sia stabile ed immutato. Un tecnicismo letterario costruttivamente rilevante dal punto di vista intellettivo, giacché la mente dell'autore diviene soggetto di concepimenti astratti capaci di delineare significati empirici. L'utilizzo allegorico potrebbe avere anche un secondo fine nel momento in cui l'autore decide d'ironizzare s un determinato concetto, estendendo così immagini simboliche che in realtà esprimono l'esatto opposto. Questa seconda accezione rileva la funzionalità giocosa di come tal figura retorica sia adatta alle più disparate rese stilistiche. Mediamente l'allegoresi evidenzia il fatto che il poeta mostri una palese intenzionalità, nel far emergere concetti differenti da quelli comunemente di base riguardanti ad un noto significato. La sostituzione terminologica pone in risalto così la creatività impressa nella stesura dei componimenti. Esistono casistiche nelle quali accade che invece l'allegoria non sia intenzionalmente studiata con minuzia, ma sia concepita nella casualità del corpo del testo. Mediamente è il lettore che carpisce l'impronta allegorica, interpretando nel suo personal arbitrio il significato subliminale dei fraseggi. Questo passaggio rende il testo suscettibile all'interpretazione, specie se vi è un'insolita presenza di concetti astratti che invogliano la fantasia di chi legge ad una molteplicità di letture differenti. Alcune tipologie di genere letterario sono soggette ad esser pregne di costrutti allegorici, vedasi la fiaba, gli exempla, l'apologo ed i bestiari i quali sono notoriamente allegorici in tutta la loro stesura.


Occorre puntualizzare che esista anche una tipologia d'allegoresi intermedia, nella quale il poeta enuncia parzialmente il suo pensiero lasciando un margine di comprensione rivelatrice a quello che si desidera intendere. Altro modello allegorico è segnato dall'enigma, elemento nel quale l'oscuramento della decifrazione da parte del lettore permea in un irrisoluto interrogativo privo di risposta, i testi oracolari e profetici divengono di ciò un utile esempio.


Solenne sacralità, liturgia dei sensi, opulenta ricchezza che ad alcuni sfuggì.

Mano instancabile colta d'abbracci di molteplici tocchi, vai imprimendo tatto nella moltitudine d'altri innumerevoli palmi.

Sagace stretta, decisionale schiaffeggiar nell'orda dell'errore.

Impronta nitida in costui che di ragionevole estro impresse coerente forza.

Tremolìo immondo nella presa del vacillante stolto moribondo.

Arto simbolico, dal quale oggi passo e gesto vien imperato.

Meditar s un capo ignaro del nome che porterà.

Sii tu instabile mente, dormiente, riflessiva, raffinata, irragionevole culla d'innumerevoli pensieri


La mente divien empiricamente quella mano che nell'interpretativo soggettivo nella sua presa lascia impronte conseguenti al suo livello di forza. Così come la mano media con diverse molteplicità d'azioni, date dallo sfiorar continuo diversità materiali, al pari d'essa la mente umana percorre il suo esercizio vitale solleticando l'elaborazione degli impulsi da svariati pensieri che la rendono salda e decisa come una mano nel suo vigor muscolare o dormiente ed irragionevole come una tremante mano senile.
Enrica Meloni
Licenza Creative Commons
Enrica Meloni, poetica della quotidianità by Enrica Meloni is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at enricameloni.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://enricameloni.blogspot.com/.

Innate , innumerevoli, impareggiabili Alliterazioni




L’espressività nelle stesure scritte diviene spesso maggiormente efficace e percepibile ai sensi. Il fine compositivo, spesso tanto incompreso quanto però efficace, concede nel medesimo tempo di ritrovare un risultato armonico e piacevole,


attraverso l’utilizzo delle figure retoriche, forme atte a deviare quello che è in consuetudinario linguaggio comune. La poesia ne diviene un’abituale fonte, dalla quale queste ultime possono esser riconosciute ed apprezzate. Erroneamente accade che l’attitudine al semplicistico e convenzionale linguaggio comporti al fatto che, tali forme siano considerate un autentico mercimonio d’una sintassi falsata e scoordinata della stessa lingua italiana.


Qualora vi si ponesse reale attenzione a ciò, si comprenderebbe e s’apprezzerebbe il tutto, giacché tali costruzioni comportano ad un arricchimento e ad una ricercatezza stilistica piacevole dei componimenti, donando così un risultato non banale, mai ovvio e soprattutto non oggetto d’una scontatezza alquanto opinabile. Per quanto la lettura sia un atto personale, di un’intimità soggettiva, nel suo silenzio custodisce la percezione interpretativa che il lettore elabora durante l’approccio con il testo scritto ed in virtù di ciò l’aspetto fonico-ritmico dei vocaboli necessita d’una sua estetica.


La ripetizione di suoni, valida sia per consonanti sia per vocali se utilizzata all’interno di più parole consecutivamente, concepisce un’eleganza stilistica non indifferente, l’allitterazione diviene la matrice di tutto ciò. Il patrimonio letterario possiede una vastità di componimenti, contenenti tale forma linguistica, la base fondamentale si riconosce nell’utilizzo di suoni rigidi e netti reiterando la presenza consonantica o di suoni alquanto armonici che sono carpiti dalla ripetizione vocalica frequente in alcuni vocaboli. Ciò comporta al raggiungimento di una versatilità percettiva dello scritto, giacché il lettore sarà in totale naturalezza, coinvolto in un evidente ricordarsi di ciò che è stato da lui letto, proprio grazie alla ripetizione accentuata di tali suoni, i quali replicandosi invitano ad una non dubbia curiosità.


Odiernamente l’allitterazione è strumentalizzata a scopi commerciali, riconoscibile in sviluppi mediatici di prodotti a carattere pubblicitario. Per quanto in apparenza le parole che presentano ripetizioni suscitano scalpore e mancanza di connessione e coerenza tra loro, poiché prive d’un legame concettuale, per paradosso divengono figlie d’un costrutto inopinabilmente corretto, giacché fedeli ed affini ad una forma linguistica realmente presente nella lingua italiana. Ciò diviene dimostrazione del fatto che non tutto ciò che è leggibile ed incompreso sia frutto d’errori, ma sia invece il risultato ragionato d’un apprezzamento ed utilizzo stilistico, scaturito dal libero arbitrio epistolare. Esser i fautori d’una propria inventiva compositiva diviene un utile esercizio di una facilitata comprensione di tale forma linguistica. Nessun libro di testo è esente da tali contenuti ed in aggiunta a ciò, i mezzi informatici presentano una vastità di modelli esemplari di poetica remota e contemporanea.


Ciò che ci si domanda è: “Solamente la poetica dei noti autori si capacita d’esser fonte inesauribile di questa ricchezza linguistica”? Ovviamente la risposta si ritroverebbe in un palese " No", giacché l'individuo innatamente compone allitterazioni senza esserne consapevole. L’allitterazione è politicizzata, santificata, medicalizzata, economizzata, musicata, venduta, ripetuta, sconosciuta. Apprendendola si diviene conoscitori di quel miracolo universale qual è la nostra impareggiabile lingua italiana.


Consuetudinariamente s’espresse quella consueta e conseguente ricchezza del parlar.


Un plasmar d’eventi, persistenti, susseguenti, possidenti di ciò che di vital vissuto si ebbe.


Ripetute, riposanti, rinvigorenti rime,


mai solitarie solennità in spuri soliloqui.


D’un armonico andante, si scrisse silenziosamente nel sussulto dell’amata ricerca del sapere.


D’innata ed inconsapevol poesia ci si posa pacatamente nel piacer dei sensi.


Enrica MeloniLicenza Creative Commons
Enrica Meloni, poetica della quotidianità by Enrica Meloni is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at
enricameloni.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at
http://enricameloni.blogspot.com/.






Recensione Michela Zanarella





Sulle intime strade


La mia idea d'amore


invade i gradini di una notte


e la volontà di mani in movimento.


Bacio il tuo andare in silenzio


sotto gli archi dell'anima,


dentro gli orizzonti di una carezza.


E amo il rintocco di midolli


chiusi nell'aula del desiderio.


Aprire pelle occhi e sudore, perché l' istante


non spezzi il lago


al crescere di fiato.


Avere piacere sulle intime strade


ignorando i profili dell'ora,


è capire con tutto il corpo


quanto un rumore d'acqua


conservi il profumo che hanno


i passi di un destino.


La scoperta d’un nitido poetare, mai spurio, coerente nell’eleganza femminea di versi che d’amore riversano tra le righe. Caratteristica certa di Michela Zanarella, nativa di Cittadella (Padova) nel 1980. Nonostante i suoi studi commerciali all’istituto Tecnico Giacinto Girardi di Cittadella mai omise il crescente amore per la stesura poetica, un nesso non casuale anche con il suo diploma di perito aziendale e corrispondenza in lingue estere, fu la traduzione in diversi idiomi internazionali dei suoi versi, parole trasmesse al mondo in molteplici traduzioni che permisero all’autrice di divulgare i suoi contenuti oltre il territorio italico.


 Il merito poetico è presente nelle menzioni di riconoscimento a lei dedicate, come il Concorso Beniamino Capparelli nel 2005 ed il Concorso Don Luigi Riva di Varese. Presente anche in diverse antologie nazionali. A lei si rimanda l’opera “ Credo”, sua prima raccolta poetica, pubblicata con l’Associazione Culturale MeEdusa. Tale produzione ottenne un soddisfacente risultato, la tiratura di mille copie ne fu conferma. La Zanarellla, è una stimata propagatrice di poesia, una comunicatrice di quest’arte, divulgata dal suo scrivere come un mezzo di dialogo comunicativo sociale, specie tra le coorti giovanili. Una partecipazione sullo scenario artistico, attraverso il quale la sua figura, di donna e poetessa imprime una presenza gradita e ben apprezzata.


Si citi la partecipazione alla trasmissione televisiva “ Poeti e Poesia “ di Elio Pecora su Televita a Roma ed ospite della trasmissione radiofonica condotta da Rosanna Perozzo su Radio Cooperativa di Padova. Membro dell’associazione U.I.S.P. “ Infiniti Sogni”, non sconosciuta alla stampa dei quotidiani quali La Voce di Berici, il Gazzettino di Padova, il Mattino di Padova, il Padova ed in settimanali quali il Periodico Italiano; in trimestrali come Orizzonti distribuito dalla Feltrinelli. Non solo premiata ma anche partecipe in veste di giurata al premio "Ebbri di poesia 2009" organizzato da Irene Sparagna. Aggiudicatasi il terzo posto posto nella categoria “poesia edita” al premio "Memorial Gennaro Sparagna 2009. L’evento “ Un Sorso di cultura” fu ideato grazie alla costanza della sua passione e credo poetici. È stata nella Commissione di Giuria del Premio Internazionale “Città di Torvaianica” 2010. Curatrice della prefazione della raccolta di fiabe “Le sette favole per imparare a sorridere” di Tiziana Mignosa, Edizioni Miele.


Oltre la sua prima citata pubblicazione si ricordino “Risvegli”, ed. Nuovi Poeti, seconda raccolta di componimenti poetici; "Vita, infinito, paradisi" ed. Stravagario nel giugno 2009; A dicembre del 2009 le Edizioni GDS pubblicarono la sua prima raccolta di racconti dal titolo “Convivendo con le nuvole”.
Oltre ciò il suo curriculum artistico vanta d’un ultimo lavoro, una silloge poetica dall’innato sentimentalismo, mai stasi morale ma un proseguire armonico nella circospezione dell’amare. “ Sensualità, poesie d’amore d’amare”, letteralmente non solo titolo ma concetto chiave dell’intero contenuto. Pubblicato da Sangel Edizioni, Gennaio 2011. Pag.46. Euro 10,00. Dal quale i versi del componimento “ Sulle intime strade” vengono rilevati in una riflessiva e pacata narrazione esistenziale, leggibili alla pagina 23. Un soffermarsi in un tacito soliloquio interiore, un’attenta visione del proprio Io circospettivo, attraverso la quale la forma mentis d’un sentimento irradia la sua profondità in diciassette versi sciolti, in una libertà di strofa esente da legami normativi a differenza di quel legame di cuore che la narratrice palesa intimamente sul cartiglio. Una struttura su versi piani, righi variegati tra endecasillabi, doppi settenari, doppi senari, ottonari, privi d’una simmetria stilistica, ma incentrati nella coerenza della contemplazione di ciò che si circuisce nel proprio animo. Presente anche l’utilizzo dell’ enjambement, ricondotto probabilmente alla passione dell’autrice alla letteratura francese, il settimo ed ottavo verso lo indicano con evidenza, lasciandolo nella solitudine d’un protagonismo innato “E amo il rintocco di midolli chiusi nell'aula del desiderio”. Elisioni vocaliche risuonano nel testo, puntualmente presenti e mai occultate: “mia idea”, “invade i gradini”, “mani in movimento”, “Bacio il tuo andare” via discorrendo nell’intero sciogliersi dei versi fin al momento in cui il tutto si conclude con l’eliso “i passi di un destino”. Altra peculiarità è l’utilizzo allegorico della terminologia utilizzata presente nell’ottavo e nel penultimo verso “nell'aula del desiderio” e “conservi il profumo che hanno i passi di un destino”. Una poesia tra le trenta presenti nella silloge, dalla ritmica calma e meditativa, il confermare di quella risorsa d’animo presente nell’umana spiritualità: l’amore.


ENRICA MELONI

Licenza Creative Commons
Enrica Meloni, poetica della quotidianità by Enrica Meloni is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at enricameloni.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://enricameloni.blogspot.com/.

Recensione Francesco Masia

o « SARDA PASCESCIA
»...............« SARDA PAZIENZA »
Sarda pascescia…………………………… Sarda Pazienza
Su fragassu de bentu dae attesu...................Lo scompiglio del vento
passada in marighinas de jannile…………che attraversa spifferi d’ingresso
a ispizare pabiros abertos………………..per pettinare fogli aperti
de jannas serradas…………………………..di porte chiuse
e cumandada pensamentos illogicos……….ordinando a illogici pensieri
ponzende a postu s’andare de vida mia…….mettendo a posto la mia vita
Sedattende cuss’aera de mare…………..Colando l’aria del mare
fattendemi nadare in eternu…………….facendomi nuotare in eterno
in custu logu de tottu e niune…………..in questo luogo di tutti e di nessuno.
Sos ammentos mios …………………….I miei ricordicchi
sunu innoghe ischerzana……………….scherzosi sono quì
attrobogliende sos liberos mios ………scompigliando i miei libri
e su passadu limbibicchinu……………e balbuziente passato
Profumos de mudejos
.............................profumo di cisto
de otzastru e petta arrustu........................di olivastro e carne arrosto
si lassana giughere dae undas arrabbiadas..si lasciano trasportare da
arrabbiate onde
fintzas a s’orizzonte de idda mia……………….sino all’orizzonte del mio paese.
Milliones de preocupasciones noas…..Milioni di preoccupazioni
in su cumponnere custas rigas………..nel comporre queste righe
cun sos poddighes lentos…………….con le dita lente
leados dae milli dubbios……………….prese da mille dubbi
solos e chena risposta:……………….soli e senza risposta:
e nemmancu alenos de ufos;…………e nemmeno aliti di ufi;
nemmancu su elare de s’aera;………nemmeno il condensarsi dell’aria;
nemmancu su fragassu de su entu ;……nemmeno lo scompiglio del vento;
nemmancu jannas abertas ;……………nemmeno porte aperte
che ogana sa pudescia de custu istare……..asportano puzza dell’essere
de cust’immensidade chi respiro!!!.........e di quest’immensità che respiro!!!!!





Un’inconfondibile materna limba, idioma isolano preponderante in eleganza stilistica e poetica nei versi di Francesco Masia. Un iter narrativo presente e preminente nelle stesure componenti
l’opera.

Singoli contenuti pregni di sardità , etica e musicalità isolane. Non una silloge di versi generalizzanti, ma categoricamente riversi nella naturalezza d’una patria dualista tra l’esser destinataria e protagonista delle stesse strofe dell’autore.Il poeta nativo nel sassarese, figlio d’una Tula ispiratrice, musa geografica e sociale dei suoi contenuti. Il 1954, anno in cui nacque, temporalità successivamente alla quale la manifesta passione ed interesse per la letteratura e la poetica non tardarono a giungere.

Negli anni 70, la crescita umana di Masia si rafforzò attraverso l’attivo impegno anche in ambito lavorativo, costretto per varie vicissitudini all’abbandono degli studi, proseguì la sua opera sociale nella dedizione lavorativa, condizione che mai gli impedì l’allontanamento dalla cultura e
dalla consueta ed instancabile ricerca del sapere. Si dedicò privatamente allo studio, capacitandosi di gestire due impegni parallelamente importanti per la sua crescita, studio e lavoro. Gli effetti di questo bipartitismo esistenziale giunsero poi, quando al termine di alcuni corsi di specializzazione divenne titolare di un’impresa edile, nella quale espresse il suo completarsi lavorando con costanza e dedizione nel settentrione dell’isola.


Nota fu la sua attitudine all’associazionismo che condusse il poeta a cercar nell’imprenditoria
quell’etica onesta e necessaria, utile alla difesa della categoria ed alla sua tutela, infatti ricoprì la carica di Presidente Provinciale, di Dirigente Regionale e per dieci anni fu membro della Direzione Nazionale. La totale e riscoperta dedizione all’arte poetica riprese fermamente nel 2004, quando un ischemia acuta costrinse il Masia ad un riposo, per quanto lo fosse fisico, non
fu mai spirituale. Un evento negativo, permeato poi in un’occasione morale per far si che anche la sua arte divenisse vocalità dell’isola. Un agglomerato d’intrecci sociali, canti ai contesti paesani, ritorni ad un remoto che tanto insegnerà ai posteri. Pagine impresse in un’etica instancabile, un amore per la vita, incoraggiato anche da quello d’una consorte costantemente presente,
Graziella, Duas Limbas, duos coros, unitesi in un unico denominatore: l’amore isolano. Del Masia si ricordino diverse produzioni poetiche in limba quali:


In itinere pubblicazione del libro “Boghes a bentu”-“Voci al vento” 52 Poesie.
In itinere pubblicazione del libro “Suspiros”-“Due lingue due cuori” 52 Poesie.
Testi nei quali è presente la traduzione a fronte in lingua italiana per ciascun componimento.
La bibliografia si compone anche da opere in totale lingua italiana, si ricordino:
Canti,Pianti e rimpianti” 32 poesie edito dalla Riflessione Editore, pubblicato nel 2010 e “Disfaidante”, romanzo edito dalla Magnum Edizioni.

La produzione del poeta contiene anche l’opera “Duas Limbas, duos coros”, una silloge di 52 componimenti, pubblicata nel Maggio 2011, collana Limbazzos. Zenia Editrice di Murru Mario. Euro 14,00.


Da quest’ultima si evince il testo di Sarda Pasciescia, ovvero Sarda Pazienza, (vedasi traduzione testo a fronte), una riflessività introspettiva presentata in cinque strofe, stanze stilistiche dalla libertaria struttura, accompagnate dalla musicalità dell’utilizzo del verso sciolto, variegato nel porsi in immancabili quartine ed in una terzina, nucleo portante del percorso narrativo., una silloge di 52 componimenti, pubblicata nel Maggio 2011, collana Limbazzos. Zenia Editrice di Murru Mario. Euro 14,00.
Una solitudine costruttiva, atta d’apparenti silenzi ma nel medesimo tempo pregna di conferme, risposte a quelle domande che troveranno risposte sul suolo sacrale della propria patria, quella paziente, sofferente, instancabile d’emozionalità, come quello stesso suo figlio che s’accinge a scriverne le impressioni. Una chiusura del testo circuita in una strofa oltre l’abituale norma poetica, undici versi nei quali il raccontare s’emancipa di là dalla ovvia banalità.
Una costruzione basata su versi piani e tronchi, sciolti in una rima assente, aspetto doveroso data la palese evidenza di quell’estraniarsi dalla mondanità effimera dei tempi. La limba utilizzata dal poeta non desta d’immancabili figure retoriche, l’enjambement incombe tra il primo ed il
secondo verso
Su fragassu de bentu dae attesu passada in marighinas de jannile a ispizare pabiros abertos”, mostratosi poi doppio giacché il secondo verso protrae la figura al terzo. Un’ereditarietà narrativa, spontaneamente logica
. Anche la terza strofa, composta da una quartina non si esenta dall’ospitare l’eleganza dell’enjambement , chiara in “Sos ammentos mios sunu innoghe ischerzana”,a seguire la quinta strofa, altrettanto prestante alla figura retorica presente in “ cun sos poddighes lentos leados dae milli dubbios”. Presente anche una diafele “de bentu dae
attesu”
nella quale la distinzione vocalica si bipartisce in due sillabe
differenti.
La tipologia di ritmica è incalzante, mai monotona, nessuna nenia, se non un vivo suono di vita presente nei ricordi e nella contemporaneità. Un libro non di sola poesia, ma uno spaccato di sardità meritevole d’esser letto.




ENRICA MELONI
Licenza Creative Commons
Enrica Meloni, poetica della quotidianità by Enrica Meloni is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at
enricameloni.blogspot.com.
Permissions beyond the scope of this license may be available at
http://enricameloni.blogspot.com/
.