(dipinto di Massimo Campigli 1948)
Rosee carni,
perpetue voluttà nell'escaton della brama.
Cocente e lascivo verbo
nella cibaria degli umidi umori.
Natura
mai affranta
dolente,
scagliata contro un'altezzoso e superbo membro.
Loro,
messianiche latitanze nel talamo della femminea cupidigia.
Materne lodi
in seni speranzosi e bocche artefatte d'orgasmi taciuti.
Silenti,
taciturne nell'evolversi di scomposte pose.
Circuite a se nella penombra del barlume
ove le due invirginee vestali vissero deliri maniacali.
Sessualità,
vulve implumi nel linguaggio di cunnilingus interminabili.
Forme inumane,
sacrilegio perdonabile nei vangeli del piacere.
Versetto didascalico dell'ultimo sgorgare.
Labbra d'un caldo idioma:
kamasutra oltre tempo nell'orda del confessar roveti di vita.
Epilogo nel liquido bianco d'un saffico mugugno.
( Enrica Meloni)

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