mercoledì 17 agosto 2011

Versi, figli di una menopausa compositiva.


L’esegesi del concetto di poesia assume in sé una poliedricità significativa all’interno del suo contesto. Tale tipologia d’arte pone la sua essenza nella circoscrizione d’un fine comunicativo, attraverso la capacità ultima d’una soggettiva espressione morale. La sua peculiarità è data da un trasferimento emotivo attraverso la stesura di testi, che nel loro formalismo debbano esser incisivi sull’esser mediatori tra anima e realtà documentata. Il componimento poetico s’erge sulla base della materializzazione dell’etereità spirituale, il raccontar eventi, si protrae oltre la comunicazione di semplici episodi vitali, e si volge verso un iter di ricerca morale, carpendo lo stato d’animo susseguente a ciò che si è vissuto. La poesia in sé per quanto erroneamente divenga disciplina dall’apprendimento accademico, credo che sia figlia d’innata spiritualità, l’emozionalità ch’essa emana trascende da ogni precetto didattico . Sfaterei il mito dell’insegnamento poetico , secondo il quale la tecnica debba esser strumento di certa comunicabilità. La poesia è in primis sentimento, ed in quanto tale pura moralità, ergo non insegnabile ma carpibile innatamente nella propria sensorialità nell’impatto tra sè e l’ambiente circostante. Qualsiasi sia la tipologia di forma d’ un componimento, non potrebbe mai esser considerata realmente poesia se mancasse di comunicazione emozionale. Personalmente definirei la metrica un far aggiuntivo a ciò che il fine ultimo di tal arte dovrebbe esser e non viceversa. Il poeta dovrebbe esistere ancor prima d’essa e mai l’opposto. Le cadenze ritmiche, assumono un valore opinabile, un contorno puramente estetico che spesso per quanto corredato sia si esenta dall’esser caparbio in suscettibilità morale. Il formalismo compositivo dovrebbe annullarsi nel momento in cui trapelasse l’anima di colui che n’estende gli eventi. Si rammenti infatti che in virtù di ciò, il concetto di “ Licenza poetica” non nasce fine a se stesso né senza logica, ma bensì logicamente sentito al fine di ovviare a tutti quei subordinamenti di regole asentimentali e formalistiche che della poesia ne ucciderebbero il significato in senso lato. Grazie a tal licenze , l’autore ha potuto ritrovar quel libero arbitrio espressivo che la moralità doverosamente consente, non esisterebbe emozione esente da libertà, e per tal motivo lo sconfinar da schematismi d’una forma preposta è stata la via corretta per la salvaguardia della pura natura poetica. L’arte si capacita di raccontar stati d’animo ed in quanto tale la s’indirizza all’animo di chi sublima l’esistenza. Altro punto opinabile è l’elogio dell’ovvio, della scontatezza quotidiana che spesso conduce associando poesia ad un unico contenuto: l’amore, strumentalizzato ed abusato nella pochezza d un significato fondato solamente sull’accezione sentimentale. Personalmente credo che la poesia debba esser madre d un raccontar di vita quotidiana, base sulla quale l’amore si erge, ma all’interno della quale esso assume varianti molteplici e non solamente ed univocamente amorose. Allegoricamente ponendo nelle stesure una sola visuale sentimentale si decadrebbe in quella che io ironicamente coniai come “ menopausa emozionale”, ossia un’infertilità ispirativa basata solamente sul remoto delle nostalgiche emozioni passate e mai producente nel periodo avvenire, verosimilmente ad un’apatia esistenziale, attraverso la quale ciò che si vive non lo si riconosce nell’utilità morale che esso si capacita di donare. La poesia è sinonimo d’esistere, un esserci vissuto nella totalità dei contesti e degli eventi durante e nei quali esso agisce. Essa è un’arte inderogabile, una forma di mediazione tra l’empirico e l’immateriale, che archivia in cartigli amabili ciò che il cuor di chi racconta ha estrapolato come peculiarità di crescita ed esperienza di vita ciò che ha vissuto con intensità d’agire.


                                         ( Enrica Meloni)
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