sabato 29 ottobre 2011

Ave d'innata quiete






Mai assorta

nell’ardimento d’ infimi e smaniosi cospetti.
 
Imprescindibile venustà dal mai spurio velame.

Se a te

 fosser stati ebbri i verbi del pronunciar tuo
 
mai

saresti stata mater d’ogni vital dignità.

Femminea manna,

 eterea entro l’animo di chi t’ama.

Vocalità

 dinnanzi al serbo

di chi mai disdegnò d’udirti.

Niveo il volto tuo,

 mai cantico né poema

se non immortal  vita,
 
disconosciuta ad una morte

che mai il tuo corpo lusingò.

Concezione di quella

che fu la virginea beatitudine.
 
Pia nel casto passo tuo,

 imprescindibile ed adorna orma.
 
Puerpera d una sacral stirpe

che mai rinnegò il tuo nome di madre.
 
Mai celata

 al profumo di nari inebriate

 della tua irreprensibilità.

Fosti pargola in un suolo ostile,

in esso divenisti donna
 
indossando calzari

dal desueto ed immortal passo,

proseguendo verso la stirpe

 di chi a te invocò Ave.

Mater d’ un dualismo

 tra carnea e spiritual compostezza.

Fosti fondamenta d’ un soave pregar,

dal qual ogni tuo
 
dire

 diviene  indiscusso distico d’ un magnanimo idillio.

Se fossi tu,

sovente nella molteplicità di quelle anime loro
 
ogni vissuto

diverrebbe candida nenia d innata quiete.





(Enrica Meloni)

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