sabato 1 ottobre 2011

Utilizzo del verso nella poetica italiana






Il verso è da intendersi come elemento base del componimento poetico, spesso denominato unità metrica per la sua funzione ritmica e visiva. Il suo termine non è necessariamente limitato dalla punteggiatura bensì dalla discesa a capo. La spiegazione base della sua struttura è data dal riconoscimento della scansione sillabica, in altre parole dalla successione delle sillabe componenti la frase, la qual è a sua volta articolata dal loro numero e dalla posizione degli accenti.



La ripartizione dei versi è corrispondente  alla linguistica, con la quale si attua una vera e propria simmetria espressiva e testuale. Il verso non necessita obbligatoriamente d’una scansione sillabica definita, ma a sua volta può esser considerato “ sciolto”, laddove diviene una porzione di testo limitata come una semplice unità di segmentazione. La poetica italiana prevede differenti tipologie di verso, più frequente è quella dell’endecasillabo, nel quale l’accento principale cade sulla decima sillaba. Mediamente presenta un accento fisso sulla quarta o sulla sesta sede, in virtù della sua caratteristica di versatilità è il più frequente nella produzione poetica italiana, presente anche in formazioni come l’ottava, la canzone, il sonetto e la ballata.



 A differenza dell’endecasillabo è nota anche una seconda tipologia di verso, esteticamente più breve, ma altrettanto incisiva da norme metriche, quali appunto la collocazione dell’accento ed il numero di sillabe componenti, aspetti presenti nel quaternario, comunemente noto con il nome di quadrisillabo. Tale tipologia prevede che l’accento principale sia disposto sulla terza sillaba, qualora l’ultima parola fosse sdrucciola o tronca, conterrebbe eccezionalmente tre o cinque sillabe, in contrasto alle comuni quattro, dalle quali solitamente è composta, avendo notoriamente l’ultima parola piana. Altra condizione presente nella regola del quaternario è la presenza d’un secondo accento sulla prima sillaba del verso stesso. L’analisi delle varie tipologie di verso prosegue con il quinario, il quale possiede l’accento principale sulla quarta sillaba, nel caso in cui questa fosse tronca o sdrucciola avrebbe quattro o sei sillabe, mentre nel caso in cui l’ultima parola fosse piana conterrebbe cinque sillabe.



Il senario, invece, è un verso comprendente sei sillabe a sua volta bipartito in due caratterizzazioni caratterizzazione differenti, nel primo caso, denominato anfibrachico, gli accenti sono posti sulla seconda e quinta sede, avendo così di fatto un trisillabo. Nel secondo caso l’accento tonico si colloca solamente sulla quinta sillaba del metro, conseguentemente se l’ultima parola fosse piana il verso comprenderebbe sei sillabe, mentre se fosse sdrucciola o tronca ne comprenderebbe cinque o sette. Un’ennesima tipologia di verso è quella del settenario, all’interno del quale l’accento principale è posto sulla sesta sillaba. Nel caso in cui l’ultima parola fosse tronca o sdrucciola, presenterebbe sei o nel secondo caso otto sillabe, altra casistica è data dall’eventuale ultima parola piana, in tal caso il verso sarebbe composto da sette sillabe.



 L’ottonario, invece, è composto da otto sillabe in presenza dell’ultima parola piana, condizione nella quale l’accento principale cadrebbe sulla settima sillaba, sulla base delle eventuali composizioni numeriche delle sillabe, nel momento in cui l’ultima parola fosse invece tronca o sdrucciola, se ne potrebbero così conteggiare sette o nove. Gli accenti metrici sono mediamente collocabili sui segmenti dispari, quelli secondari sono da ritenersi collocabili sulla seconda, quarta e sesta sillaba. Anche il novenario, letteralmente presenta nove sillabe, con accento principale sull’ottava sillaba nel caso d’ultima parola piana, mentre nei casi in cui questa fosse tronca o sdrucciola il numero di sillabe muterebbe ad otto o dieci. Infine nei casi in cui i testi poetici comprendessero un decasillabo, diverrebbe semplice notare la sua composizione di dieci sillabe con accento sulla nona in caso d’ultima parola piana, mentre in presenza di tronca o sdrucciola , il numero di sillabe si ridurrebbe a nove o aumenterebbe ad undici.






ENRICA MELONI
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