venerdì 30 settembre 2011

Affine all'iperbato fu l'anastrofe

Il percorso d'analisi sugli stili presenti nel testo poetico, riversa la sua presenza dinnanzi alla ricerca d'enfasi all'interno dei periodi componenti una stesura. La strumentalizzazione ragionata dell'utilizzo retorico diviene forma d'arricchimento stilistico, un corredar d'eleganza e di completezza in forma e contenuto.

Una delle tipologie salienti del ricorrere alla figura retorica si riscontra nell'Anastrofe,norma alquanto classicheggiante, frequentemente nota nella poetica italiana.Essa s'esprime attraverso un'anteposizione dell'ordine ordinario di un gruppo di termini successivi, non implicando l'inserimento d un inciso tra i termini, peculiarità concernente invece l'Iperbato, il quale invece comporta lo spostamento di un enunciato all'interno di un sintagma, ovvero mentre nel primo caso i vocaboli sono invertiti subendo uno spostamento di posizione dalla loro collocazione all'interno della frase, nel secondo caso invece lo spostamento avviene con l'aggiunta di un vocabolo capace di mediare tra i due, creando così una funzione logica. Tali inversioni riguardano alcuni nuclei, quali sono: il binomio verbo-complemento oggetto, sostantivo-complemento di specificazione, soggetto-verbo. L'inversione erge la sua matrice fondante dalla latinità, infatti, la principale caratteristica è quella nella quale il verbo d un periodo logico si trova allocato al termine di una frase. Per quanto apparentemente possa dar un impatto contorto durante la lettura, in realtà si evince che l'anastrofe sia un elemento preponderante di ricercatezza compositiva, una giocosità letteraria, alquanto costante nelle produzioni italiane. Tale peculiarità è comparata anche nelle culture meridionali della penisola, le quali possiedono una ramificazione d'idiomi dialettali che precludono il posizionamento della forma verbale alla conclusione della frase. Ad esempio, in Leopardi: Allor che all'opre femminili intenta sedevi, assai contenta (Canti, A Silvia, 10-11) si riscontra la classicità dell'anastrofe, palesemente affine con l'iperbato ma non identica come spesso s'incombe credere erroneamente. « ... A noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura » (Foscolo, A Zacinto), evidente iperbato, dal momento che fra i termini vi è un inciso mediatore. Etimologicamente definito " passato oltre", l'utilizzo dell'iperbato non concilia totalmente con l'inversione, aspetto portante dell'anastrofe. Il tutto diviene uno sconvolgimento estetico tanto ritorto quanto singolare. Un algebrica equazione simbolica, dalla quale nelle sue apparenti incognite si giunge ad un risultato, il quale in tal caso si mostra seducente.

A lui fu ardor d una bramosa arsura di beltà femminea.

Struggente annoverar d'anticate proiezioni furtive di quel che rimuginò.

Speranzoso dinnanzi all'analessi dell'anima, a lui ferì un pianto d'iraconda tristizia.

Ad esser oppresso dal remoto esser stato fu egli nel suo inconsolato pensar.

Deleteria a lui venne la mano della solitaria sorte.

Arreso alla turpitudine dei giorni, di coraggio tremante nella nostalgia permeò.



Enrica Meloni

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