venerdì 30 settembre 2011

Struttura della strofa poetica



L’aspetto compositivo dei componimenti poetici è doverosamente circoscritto nella funzionalità della strofa, elemento tanto portante quanto irrinunciabile alla stesura del testo. La strofa si presenta strutturalmente come l’unione dei versi, i quali si presentano alla lettura attraverso la caratterizzazione di due eventuali forme, fissa o variabile, riguardante numero e tipologia, disposti secondo una schematizzazione ritmica, susseguita da una pausa. Il suo noto sinonimo è quello di stanza, meno utilizzato ma equiparabile nel significato. La strofa assume una sua predisposizione ad esser mutevolmente prestante dinnanzi a varie modifiche e revisioni stilistiche, una base alquanto versatile sulla quale estendere differenti e molteplici sistemi ritmici, scaturiti dalla creatività dell’autore. I sistemi metrici più comunemente utilizzati sono cinque, ciascuno dei quali presenta la sua eleganza stilistica. In primo luogo si rammenti il Distico, fondamentalmente basilare ma di raffinata efficacia.
Esso si compone di una sola strofa, bipartita in due versi, spesso, ma non sempre identici dal punto di vista metrico, al loro interno è previsto l’utilizzo della rima la qual è baciata. Si rammenti l’esistenza di una seconda variante, ovvero quella basata su endecasillabi, studiati sulla base della poetica francese, caratterizzata dallo schema in rima alternata, differente da quella precedentemente citata. Data la semplicità, il distico per quanto utilizzato sia, non è notificato tra i più menzionati, in quanto spesso per quanto elegante possa essere, esteticamente parlando induce la lettura verso un’ottica d’essenzialità, caratteristica probabilmente amata da chi s’approccia per la mia volta alla poesia, ma non da chi in quest’arte pretende l’estro sublime della ricercatezza.
La cultura anglosassone ne coglie l’essenza, in essa il distico è di consueto uso ed il Distico eroico, rappresenta una parte di poesia epica di pregevole fama. La seconda scelta poetica si riversa attraverso l’utilizzo della Terzina, estesa s’una rima incatenata, peculiarità della poesia allegorica e didascalica, formata da tre versi. Tradizionalmente il verso della terzina fu endecasillabo, ma attraverso la poesia del Pascoli, tale consuetudine subì un mutamento, nel momento in cui l’endecasillabo divenne novenario, nel quale il primo verso fece rima con il terzo ed il secondo con il primo verso della rima seguente. La terza tipologia di strofa è la Quartina, rinomato pregio poetico, comunemente riconoscibile e frequente nel patrimonio italiano. La rima presente è sostanzialmente alternata o in alcune casistiche anche incrociata, la loro composizione è formata da quattro versi comunemente si presentano con quattro endecasillabi o quattro settenari. Divergono da questa norma le emulazioni al mondo poetico greco, infatti, la Strofa saffica e quella alcaica sono strutturate nel seguente modo: nel primo caso si denotano tre endecasillabi ed un quinario mentre nel secondo caso vi sono due doppi quinari, un novenario ed un decasillabo. La Sestina è la tipologia di strofa più complessa, un adorno insieme di norme precise e corredate.
Essa è composta di sei versi, tra i quali i primi quattro a rima alternata e gli ultimi due a rima baciata, suddivisa in due tipi di strofa, il primo è detto Sestina Serventese o Ritornellato composta da due distici a rima alternata o incrociata e da un distico a rima baciata, utilizzati consuetudinariamente per trattare argomenti ironici e giocosi. La seconda opzione, verte sulla Sestina Lirica, una variante della canzone con sei stanze incatenate e parole-rima del tutto ripetute. La regola peculiare è la seguente : All'interno di una strofa le parole finali di ciascun verso non rimano tra di loro (ABCDEF) ma ritornano nei versi successivi secondo uno schema preciso chiamato retrogradatio cruciata: ultima, prima, penultima, seconda, terzultima, terza. Esempio: ABCDEF, FAEBDC, CFDABE, ECBFAD, DEACBF, BDFECA.
L’Ottava, è una strofa letteralmente composta da un numero di versi pari ad otto, tra i quali, i primi sei presentano una rima alternata, mentre gli ultimi due una rima baciata; uno schema potenzialmente avvincente nella cultura narrativa italica di natura epica e cavalleresca. Essa si differenzia dall’ Ottava Siciliana, la quale non presenta il distico a rima baciata, prendendo la denominazione di Ottava Toscana. La stessa tipologia di strofa a sua volte concepisce una derivazione, chiamata Ottavina, usata notoriamente nelle diatribe vocali. La stessa prevede che il prima verso debba riprendere l’ultima rima dell’ottava precedente. I modelli e le tipologie di rima saranno oggetto di argomentazione nel prossimo articolo, il percorso poetico, verterà sulla loro presentazione e su esempi concreti del loro utilizzo.
Enrica Meloni
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