Perdono, utopistico e surreale conseguenza a ciò che fu.
Algide mani s’un talamo mai amabile.
Fugace ma immortale penitenziar nel forzoso assolo.
Lei, subordine al reo dal nefasto zelo.
Programmatica danza dal lurido e macabro incontro.
Esangui labbra, gementi tormento nell’ascesa dell’agonia.
Urlanti silenzio nella turpitudine d’un palpito scosceso.
Una quiete nell’avaria condotta da un maniacale sussulto.
Chi fu testimone del tormento, se non tu acre usurpatore?
Bestemmia alla dignità di un’ offesa purezza.
Bastardamente ingordo, spurio, ignobile stupratore.
Subliminale segreto di quelle anime che a te rivendicano gli inferi.

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