venerdì 30 settembre 2011

Recensione Francesco Masia

o « SARDA PASCESCIA
»...............« SARDA PAZIENZA »
Sarda pascescia…………………………… Sarda Pazienza
Su fragassu de bentu dae attesu...................Lo scompiglio del vento
passada in marighinas de jannile…………che attraversa spifferi d’ingresso
a ispizare pabiros abertos………………..per pettinare fogli aperti
de jannas serradas…………………………..di porte chiuse
e cumandada pensamentos illogicos……….ordinando a illogici pensieri
ponzende a postu s’andare de vida mia…….mettendo a posto la mia vita
Sedattende cuss’aera de mare…………..Colando l’aria del mare
fattendemi nadare in eternu…………….facendomi nuotare in eterno
in custu logu de tottu e niune…………..in questo luogo di tutti e di nessuno.
Sos ammentos mios …………………….I miei ricordicchi
sunu innoghe ischerzana……………….scherzosi sono quì
attrobogliende sos liberos mios ………scompigliando i miei libri
e su passadu limbibicchinu……………e balbuziente passato
Profumos de mudejos
.............................profumo di cisto
de otzastru e petta arrustu........................di olivastro e carne arrosto
si lassana giughere dae undas arrabbiadas..si lasciano trasportare da
arrabbiate onde
fintzas a s’orizzonte de idda mia……………….sino all’orizzonte del mio paese.
Milliones de preocupasciones noas…..Milioni di preoccupazioni
in su cumponnere custas rigas………..nel comporre queste righe
cun sos poddighes lentos…………….con le dita lente
leados dae milli dubbios……………….prese da mille dubbi
solos e chena risposta:……………….soli e senza risposta:
e nemmancu alenos de ufos;…………e nemmeno aliti di ufi;
nemmancu su elare de s’aera;………nemmeno il condensarsi dell’aria;
nemmancu su fragassu de su entu ;……nemmeno lo scompiglio del vento;
nemmancu jannas abertas ;……………nemmeno porte aperte
che ogana sa pudescia de custu istare……..asportano puzza dell’essere
de cust’immensidade chi respiro!!!.........e di quest’immensità che respiro!!!!!





Un’inconfondibile materna limba, idioma isolano preponderante in eleganza stilistica e poetica nei versi di Francesco Masia. Un iter narrativo presente e preminente nelle stesure componenti
l’opera.

Singoli contenuti pregni di sardità , etica e musicalità isolane. Non una silloge di versi generalizzanti, ma categoricamente riversi nella naturalezza d’una patria dualista tra l’esser destinataria e protagonista delle stesse strofe dell’autore.Il poeta nativo nel sassarese, figlio d’una Tula ispiratrice, musa geografica e sociale dei suoi contenuti. Il 1954, anno in cui nacque, temporalità successivamente alla quale la manifesta passione ed interesse per la letteratura e la poetica non tardarono a giungere.

Negli anni 70, la crescita umana di Masia si rafforzò attraverso l’attivo impegno anche in ambito lavorativo, costretto per varie vicissitudini all’abbandono degli studi, proseguì la sua opera sociale nella dedizione lavorativa, condizione che mai gli impedì l’allontanamento dalla cultura e
dalla consueta ed instancabile ricerca del sapere. Si dedicò privatamente allo studio, capacitandosi di gestire due impegni parallelamente importanti per la sua crescita, studio e lavoro. Gli effetti di questo bipartitismo esistenziale giunsero poi, quando al termine di alcuni corsi di specializzazione divenne titolare di un’impresa edile, nella quale espresse il suo completarsi lavorando con costanza e dedizione nel settentrione dell’isola.


Nota fu la sua attitudine all’associazionismo che condusse il poeta a cercar nell’imprenditoria
quell’etica onesta e necessaria, utile alla difesa della categoria ed alla sua tutela, infatti ricoprì la carica di Presidente Provinciale, di Dirigente Regionale e per dieci anni fu membro della Direzione Nazionale. La totale e riscoperta dedizione all’arte poetica riprese fermamente nel 2004, quando un ischemia acuta costrinse il Masia ad un riposo, per quanto lo fosse fisico, non
fu mai spirituale. Un evento negativo, permeato poi in un’occasione morale per far si che anche la sua arte divenisse vocalità dell’isola. Un agglomerato d’intrecci sociali, canti ai contesti paesani, ritorni ad un remoto che tanto insegnerà ai posteri. Pagine impresse in un’etica instancabile, un amore per la vita, incoraggiato anche da quello d’una consorte costantemente presente,
Graziella, Duas Limbas, duos coros, unitesi in un unico denominatore: l’amore isolano. Del Masia si ricordino diverse produzioni poetiche in limba quali:


In itinere pubblicazione del libro “Boghes a bentu”-“Voci al vento” 52 Poesie.
In itinere pubblicazione del libro “Suspiros”-“Due lingue due cuori” 52 Poesie.
Testi nei quali è presente la traduzione a fronte in lingua italiana per ciascun componimento.
La bibliografia si compone anche da opere in totale lingua italiana, si ricordino:
Canti,Pianti e rimpianti” 32 poesie edito dalla Riflessione Editore, pubblicato nel 2010 e “Disfaidante”, romanzo edito dalla Magnum Edizioni.

La produzione del poeta contiene anche l’opera “Duas Limbas, duos coros”, una silloge di 52 componimenti, pubblicata nel Maggio 2011, collana Limbazzos. Zenia Editrice di Murru Mario. Euro 14,00.


Da quest’ultima si evince il testo di Sarda Pasciescia, ovvero Sarda Pazienza, (vedasi traduzione testo a fronte), una riflessività introspettiva presentata in cinque strofe, stanze stilistiche dalla libertaria struttura, accompagnate dalla musicalità dell’utilizzo del verso sciolto, variegato nel porsi in immancabili quartine ed in una terzina, nucleo portante del percorso narrativo., una silloge di 52 componimenti, pubblicata nel Maggio 2011, collana Limbazzos. Zenia Editrice di Murru Mario. Euro 14,00.
Una solitudine costruttiva, atta d’apparenti silenzi ma nel medesimo tempo pregna di conferme, risposte a quelle domande che troveranno risposte sul suolo sacrale della propria patria, quella paziente, sofferente, instancabile d’emozionalità, come quello stesso suo figlio che s’accinge a scriverne le impressioni. Una chiusura del testo circuita in una strofa oltre l’abituale norma poetica, undici versi nei quali il raccontare s’emancipa di là dalla ovvia banalità.
Una costruzione basata su versi piani e tronchi, sciolti in una rima assente, aspetto doveroso data la palese evidenza di quell’estraniarsi dalla mondanità effimera dei tempi. La limba utilizzata dal poeta non desta d’immancabili figure retoriche, l’enjambement incombe tra il primo ed il
secondo verso
Su fragassu de bentu dae attesu passada in marighinas de jannile a ispizare pabiros abertos”, mostratosi poi doppio giacché il secondo verso protrae la figura al terzo. Un’ereditarietà narrativa, spontaneamente logica
. Anche la terza strofa, composta da una quartina non si esenta dall’ospitare l’eleganza dell’enjambement , chiara in “Sos ammentos mios sunu innoghe ischerzana”,a seguire la quinta strofa, altrettanto prestante alla figura retorica presente in “ cun sos poddighes lentos leados dae milli dubbios”. Presente anche una diafele “de bentu dae
attesu”
nella quale la distinzione vocalica si bipartisce in due sillabe
differenti.
La tipologia di ritmica è incalzante, mai monotona, nessuna nenia, se non un vivo suono di vita presente nei ricordi e nella contemporaneità. Un libro non di sola poesia, ma uno spaccato di sardità meritevole d’esser letto.




ENRICA MELONI
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