venerdì 30 settembre 2011

La poesia e le sue origini

La poesia è una forma espressiva che annovera in se molteplici peculiarità, quelle che primeggiano sono l’istinto d’enunciare ciò che si desidera intendere e la condivisione comune dell’emozionalità che si brama comunicare. Affinché si possa poetar occorre in primo luogo posseder un convincimento, ovvero quello di incanalare le percezioni di ciò che circonda l’autore entro un conseguente desiderio di poterle narrare e condividere con chi si capacita di carpirle. La sensibilità, intesa non come sinonimo di fragilità emotiva bensì come percettibilità dei sensi, conduce l’autore ad un percorso costruttivo. L’approccio poetico decadrebbe qualora non fossero presenti questi elementi, radicati implicitamente nella stessa motivazione che conduce l’individuo ai fraseggi

Il componimento poetico, se privato d un reale soffermarsi all’analisi della realtà, non sarebbe da definirsi tale, bensì decadrebbe in una mera trascrizione di strofe pregne di formalità, aspetto quest’ultimo che in ambito poetico dovrebbe esser omesso dal momento che corroderebbe i contenuti d una perdita di spiritualità. Occorrerebbe che si riflettesse alquanto sulla reale sensazione che l’autore possiede nel rapportarsi all’esistenza, qualora quest’ultima desse ad esso svariate motivazioni sulle quali comporre, in quel caso, sarebbe fattivo estender delle stesure e comprender se queste siano benefiche ed appaganti dal punto di vista morale. Qualora lo fossero, l’innata propensione a questa sacrale forma espressiva, proseguirebbe attraverso un iter di naturalezza e comunicabilità proporzionalmente lineare. Occorrerebbe sfatar lo stereotipo dello scriver come pretta consolazione d’inappagamenti esistenziali, poiché essa invece è un evidente opposto: emergente segno d un esistere attivo e concentrato sugli eventi, e ciò avviene solamente attraverso un’empirica vitalità, ergo impossibile esser mentalmente dormienti e demoralizzati, giacché se così si fosse non s’accederebbe al reale piacere degli avvenimenti.
La poesia è una materna arte, concepente in sé riflessioni, narrazioni, epistolari ed osservazioni che divengono un arguto sussidio per l’esercizio individuale della propria mente, oltre che esserlo anche per la sfera emotiva. Tale artisticità è da collocarsi originariamente in una collocazione storica alquanto remota. Si consideri che la forma scritta è una documentabile derivazione di quella che fu invece la poesia verbalizzata. Infatti, gli albori poetici si basarono sostanzialmente s un’oralità che precludeva la conoscenza dei versi a memoria, tramandati e recitati, pertanto spesso reinterpretati e mutati involontariamente, segno che la stessa poesia sia un far personale, soggettivamente basato sulla propria presa di conoscenza del reale. La sua etimologia derivata dal verbo greco pòiesis, rimarca la doverosa creatività dell’autore, un fare d’entusiasmante produzione, spesso derivata dai dettami ispiratori d’antiche divinità: le Muse, eteree figure atte a far sì che il poeta divenisse l’intermediario per eccellenza, un mediatore tra l’empirico e l’oltre divino. Un eletto umano che in sé potesse percepire il mondo attraverso un’ottica differente, non da semplice testimone, ma da individuo, vivo d una trascendenza oltre l’ovvio. Le origini della produzione poetica sono spesso collocate all’ingegnosità greca.
Anche il patrimonio mitologico né annovera tale paternità: il mito di Ermes, pone in risalto un simbolismo alquanto insolito quanto interessante, ovvero la presenza d un infante il quale provocando l’uccisione d una tartaruga, va ingenuamente ad appropriarsi del suo carapace, affinché forandolo ed adornandolo di corde, potesse generar dei suoni, cantando cosi le gesta del sommo Zeus e della sua amata madre. Un racconto apparentemente surreale, ma intriso di riflessività, giacché nel suo racconto sono poste in evidenza i due aspetti focali: l’individuo che giocosamente trasforma e crea un qualcosa e lo stesso che riesce ad esprimere il risultato della stessa creatività in un canto, plasmandola fino al raggiungimento dell’altrui attenzione. Ciò spiega implicitamente come la poesia esistesse ancor prima della scrittura, esse sono condivisibili, ma non congenitamente originarie. Vi sono aspetti spesso poco noti ma reali.
I primi propulsori della poesia non sono tanto da ricercarsi nel classici modelli letterari che convenzionalmente appaiono nei manuali didattici, giacché esistettero anche altre insolite realtà scarsamente trattate ma effettivamente matrici di questa nobil arte dell’animo. I canti contadini, furono un concreto repertorio poetico non sottovalutabile, sviluppatosi in diverse civiltà ed epoche, povero di metriche ma ricco d’essenza liberatoria. Nei prossimi articoli ci si addentrerà attraverso un percorso storico, per mezzo del quale sarà possibile conoscere e valutare la metamorfosi che la stessa poesia ha avuto nel decorso dei secoli.

ENRICA MELONI

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